Aulico nome di famiglia lombardo, lo troviamo
soprattutto a Monza e Brianza fino al Cantone Ticino, un ceppo nel
piacentino ai confini con la Lombardia e alcune propaggini nel genovese.
Ha antiche tradizioni, la sua origine (comune al ceppo «Gonfalonieri»)
sta nel farsi cognome di un nome d'ufficio o di grado, riferito in età
medievale a chi portasse il vessillo («gonfalone», più anticamente «confalone»)
di una corporazione, di un' associazione, di un reparto militare: a
persona comunque di prestigio. Confaloniere era anche un magistrato
cittadino, quindi non è escluso che chi porta questo cognome ne abbia
avuto uno per antenato.
I Confalonieri
discendenti dalla famiglia dell'arcivescovo Amsperto, nel X secolo
occupavano già l'ufficio gonfaloniere ed ebbero parte alla prima
organizzazione di Milano.
Della nobile famiglia Confalonieri di Piacenza si trovano tracce fin dal XI° secolo quando Lantelmo
Confalonieri partecipò alla prima crociata
come vessillifero dei combattenti piacentini in Terra Santa.
Nel comune di Carpaneto Piacentino si trova un castello chiamato Torre
Confalonieri , proprietà dei Confalonieri fin dal 1200.
Nel tredisesimo secolo, Stefano Confalonieri da Agliate, fu protagonista
nella drammatica storia dell’agguato al frate domenicano veneto Pietro Rosini da Verona (in seguito
santo), compiuto in Brianza da parte di
alcuni eretici lombardi.
Un ramo dei Confalonieri è documentato a Como in atti notarili del 1346 e relativi
al fatto che antenati svolgevano incarichi di fiducia nella comunità,
oltre a quello di reggere il gonfalone in battaglia.
In un atto di compravendita del 1392 redatto dal notaio Pietro Taccola,
si legge che un tal Cristoforo Confalonieri cedette metà del vecchio
castello di Celleri, ormai in rovina, a Marsilio Confalonieri.
Nel 1520 Gian Luigi Confalonieri fece costruire in una delle quattro
torri del castello, un oratorio dedicato a San Corrado Confalonieri da
Calendasco (Calindasch in piacentino). Il santo compì innumerevoli
miracoli nel quattordicesimo secolo: il più famoso rimane il cosiddetto
miracolo dei pani, che San Corrado Confalonieri avrebbe compiuto durante
la terribile carestia che colpì la Sicilia negli anni 1348-1349, causata
dalla peste nera che imperversava; secondo la leggenda, in quel periodo,
chiunque si rivolgesse a Corrado, non tornava a casa senza un pane
caldo, impastato direttamente dalle mani degli Angeli.
Nel registro dei benefattori dell'Ospedale di Piacenza, si legge che
Girolamo Confalonieri, con atto del notaio Luca Porro del 25 novembre
1549, lasciò all' ospedale parte del fondo "Ponte Tidone" per un totale
di 750 pertiche.
Da nobile ed antica casata, potente sotto gli Asburgo e sotto Napoleone,
il famoso patriota Federico Confalonieri nacque a Milano il 6 ottobre
1785; nel 1806 sposò Teresa Casati (1787-1830), che condivise i suoi
progetti e lo aiutò durante i tanti infortuni che costellarono la sua
vita; nel 1815 fu relegato dal Governo austriaco a La Santa di Monza
(l'odierna Villasanta). Morì a Hospental, il 10 dicembre 1846; i suoi
resti mortali riposano accanto a quelli dell'adorata Teresa, presso il
monumentale mausoleo Casati Stampa da Soncino nel cimitero urbano di
Muggiò. |
Ricordati nella
matricola d’Ottone Visconti, aveva il privilegio di accompagnare gli
arcivescovi di Milano nella loro entrata in città.
PIETRO
PAOLO (1635), dei XII di Provvisione, fu padre di FEDERICO (1683-1721),
dei LX decurioni, insignito nel 1681 del titolo comitale dal duca di
Baviera ed alla morte del suocero Vincenzo Ferrerio investito nel 1685
del feudo di Colnago. Questi fu padre di ANSPERTO, questore del
Magistrato Straordinario, che condusse in moglie Margherita di
Strattmann, figlia del conte Antonio Francesco, gentiluomo di camera,
consigliere di Stato e governatore di Vienna, che portò in casa
Confalonieri un pingue fidecommesso. Da questa unione nacque, fra gli
altri, EUGENIO (1727-1771), decurione, I. R. ciambellano, consigliere
intimo attuale di Stato, primo scudiere dell’arciduchessa Maria
Beatrice, marito di Anna Bigli, dama della Croce Stellata, padre di
VITALIANO (1760-1841), dei LX decurioni ed avo dell’insigne patriota,
conte FEDERICO (1785-1846), il martire dello Spielberg. Dal fratellastro
di quest’ultimo, LUIGI, discendono gli attuali membri della famiglia,
estinta nella linea mascolina.
I Confalonieri sono iscritti nell’Elenco ufficiale coi titoli di
patrizio milanese per maschi, di conte e di signore di Colnago con
trasmissione primogeniale maschile, con trattamento di Don e Donna, in
persona di: VITALIANO e sua figlia: Luigia in Mauri nonché dei fratelli
dello stesso: GAETANO, EUGENIO, Teresa e Giulia in Barbiano di
Belgioioso. Figlie di Eugenio: Maria, Carolina in Radice Fossati,
Margherita in Barbiano di Belgioioso.
Un ramo della famiglia precedente discendente da Georgio, già defunto
nel 1401. Con D. M. del 16 luglio 1900 fu riconosciuta l’antica nobiltà
a GIUSEPPE PIETRO ADEODATO (n. 3 luglio 1828, † 27 sett. 1904) e con R.
D. 15 novembre 1925 e RR. LL. PP. 22 aprile 1926 fu concesso al figlio
ENRICO GIULIO ANTONIO il titolo di barone con successione primogeniale
mascolina. La famiglia è rappresentata da: ENRICO GIULIO ANTONIO,
maggiore degli alpini, cav. dei SS. Maurizio e Lazzaro, n. Milano il 19
maggio 1861, sposo il 10 aprile 1901 a Rachele Cremascoli, da cui:
GIUSEPPE VITALIANO, n. a Milano il 3 marzo 1902, dottore in giur.,
segretario di Ambasciata. TULLIO PIERO POMPEO, n. a Milano, il 4 marzo
1904, dottore in giurisprudenza; MARIO, n. a Milano, il 25 dic. 1904,
dottore in scienze econom. e comm.
Il
ramo dei Confalonieri di Piacenza avrebbero avuto origine da un ceppo
unico di Milano distintosi all’epoca dell’insediamento di S. Eustorgio,
verso il 313, voluto arcivescovo di Milano dal popolo e confermato da
papa Silvestro e da Costantino imperatore e con solenne rito dai
Confalonieri introdotto in Milano e posto sulla sedia arcivescovile,
privilegio passato ai discendenti. I Confalonieri, o difensori della
chiesa, furono per la loro origine puramente guelfi; la discendenza di
questi cavalieri si propagò per tutta la Lombardia.
Un LANTELMO Confaloniere vessillifero nella prima crociata Piacentina
bandita dal vescovo Aldo Eugubino (1097), ma la prima notizia certa,
documentata della famiglia è quella fornitaci da una carta del monastero
della Colomba di Piacenza del 13 luglio 1136 (Parma, Arch. di Stato,
Diplomatico) in cui appare un OBERTO Confalonieri presente con altri
nobili Piacentini ad un atto di donazione del march. Pallavicino alla
badia di Chiaravalle della Colomba. Bisogna giungere fino a FILIPPINO,
nato di Bernabò, circa il 1340, che può perciò ritenersi il capostipite
della famiglia superstite, per seguire con serie ininterrotta tutta la
genealogia della storica famiglia.
Il duca di Milano Gian Galeazzo Visconti il 16 dicembre del 1393
confermava a Filippino in perpetuo l’esenzione da tutti gli oneri reali,
personali, misti, ordinari e straordinari concessigli per benemerenze
verso il Comune dall’anzianato piacentino con atto del not. Giovanni
Durando dell’anno 1390. Egli morendo dispose con testamento del 27
luglio 1399 che i suoi figli ANTONIO e BERNABÒ mantenessero parte
indivisa il castello coi beni di Montalbo del quale l’anzianato di
Piacenza nel 1385 aveva concesso l’investitura a lui e al fratello
GIOVANNI.
Il castello di Montalbo, essendo morto Bernabò, fu con patente del
duca di Milano del 1464 confermato ad Antonio, il quale dieci anni dopo
ottenne la facoltà dal duca medesimo di venderne la metà per indiviso al
genero Francesco Rena di Milano. Certamente le virtù civili, militari,
religiose degli antenati avevano portata la famiglia ad alto fastigio di
privilegio tra le altre della medesima città; basti ricordare che nel
1183 ARDUINO figura come rettore e console di Piacenza nella lega
Lombarda al primo colloquio per la pace di Costanza e appare firmatario
dei patti concordati nella chiesa di San Antonino, che costituirono i
famosi preliminari di quella celebre pace.
Nel 1192 con rog. del not. Giovanni Varsi egli ottenne dal vescovo
Tedaldo di Piacenza l’investitura delle decime di S. Nazzaro, Polignano,
Casaliggio, Pontenure, Torrano col titolo di feudo nobile e antico e dal
medesimo vescovo ebbe il privilegio di introdurre a cavallo il vescovo
della città, allorquando egli prendeva solenne possesso della diocesi.
Adelasia fu badessa di San Siro in Piacenza, ove morì il 30 aprile 1266
in concetto di santità.
Un GIOVANNI con altri notabili cittadini viene delegato a rappresentare
la città di Piacenza nella conferma di tregua stipulata fra i cremonesi,
parmigiani e i piacentini; un ARDUINO appare pretore a Bologna nel 1244;
un RAINERO studente a Bologna assieme al bolognese Pietro Asinelli
favorì la fuga del conte Salimburgo al seguito del re Enzo. Bernabò, già
ricordato, fu inviato ambasciatore di Piacenza al marchese di Ferrara
con Guelfo Figlioddoni (famiglia questa generata dal ceppo dei
Confalonieri come l’altra piacentina dei Raineri) e un JACOPO nel 1272
fu eletto pretore di Orvieto da Gregorio X, nel 1274 fu podestà di
Siena, nel 1306 passò podestà a Bologna. Questi, secondo lo storico
Campi, fu il padre di S. CORRADO; il quale nacque in Piacenza, secondo
alcuni nel castello di Celleri nel comune di Carpaneto, verso il 1284,
diedesi al mestiere delle armi, sposò Eufrosina Vestarini, nobile
lodigiana e nel 1325 fece ingresso nel Terzo Ordine Francescano, mentre
la moglie entrò nelle Clarisse. Egli peregrinò a Roma, Palermo, Malta,
Noto, ove morì nel 1351 e dove in una urna argentea viene conservato con
grande venerazione il suo corpo. Da Leone X, da Paolo III, da Urbano
VIII il culto di lui fu approvato ed amplificato (San CORRADO
CONFALONIERI, Cenni storici, B. Veratti, Modena, 1880).
Nel 1309 PAOLO, feudatario di Torrano, fu nel castello suo assediato da
Alberto Scoto, signore di Piacenza e fatto uccidere a tradimento; nel
1310 ALBERTO fu uno dei rettori della città, dopo la cacciata di Alberto
Scoto e degli Estensi, mentre RICCIARDO fu esiliato con altri guelfi nel
1313 da Galeazzo Visconti divenuto signore di Piacenza.
Un BERNARDO tenne la carica di Vicario per la chiesa a Tortona nel 1335;
un FILIPPO di Giovanni nel 1345 addì 12 marzo ebbe dal vescovo Roggerio
la conferma dei due privilegi concessi alla famiglia nel 1192 e nel
1230, come sopra accennammo; la famiglia in questo torno di tempo passa
ad abitare nella parrocchia di S. Agata in un palazzo acquistato dai
Fontana. Un TOMMASO nel 1351 è eletto nel Consiglio generale del Comune;
un MALATESTA fa parte del Consiglio dei Mercanti di Piacenza nel 1372;
un ANTONIO è membro del Consiglio generale nel 1418; nel 1438 la
famiglia ospita nel suo palazzo di S. Agata Sigismondo re d’Ungheria e
nel 1448 FILIPPO riceve da Francesco Sforza l’investitura per sé e gli
eredi del castello di Montalbo. Nel 1482 le truppe di Gian Galeazzo
Sforza presero d’assalto il castello di Calendasco tenuto da ANTONIO di
Lodovico, che vi era rinchiuso col genero conte Ottavio Sanseverino,
venne scacciato e il feudo incamerato; il feudo e il castello di
Montalbo in Val Tidone per Aloisa di Antonio sposata ad Ottaviano
Sanseverino passavano a questa famiglia nel 1516. Un GIANFRANCESCO nel
1528 lasciò erede l’ospedale civile della sua città di due proprietà
poste in quel di Borgonuovo; un GIOVANNI LUIGI verso il 1540 era
arrolato nelle milizie del re di Francia e un GIAN LUIGI coi Pallavicino,
Landi, Anguissola (P.L.A.C.) consumò la congiura contro Pier Luigi
Farnese; una Elena e un GIROLAMO successivamente lasciarono beni
all’ospedale di Piacenza. La famiglia, che aveva costituito l’antico
beneficio dei SS. Clemente e Corrado nel Duomo, aumentato nel sec. XVII
da un FRANCESCO, aveva in proprietà l’oratorio di Monte Martino in Val
Tidone.
Un CORRADO, giureconsulto ed oratore insigne fu inscritto al collegio
dei giudici e dottori di Piacenza (1760), vi tenne cattedra di
istituzioni civili, coprì la carica di Referendario delle acque e recitò
nella chiesa della Madonna di Campagna nel 1760 l’orazione in morte
della duchessa Elisabetta di Francia sposa di D. Filippo di Borbone; un
FILIPPO, come podestà di Fiorenzuola, durante l’invasione colerica del
1836, fu con sovrano decreto di Maria Luigia decorato della medaglia
d’argento come benemerito della salute pubblica. MARSILIO, di Carlo,
diciassettenne si arruolò volontario nell’esercito piemontese e morì
nella battaglia di S. Martino; suo fratello ANGELO, capitano medico, fu
decorato nello stesso fatto d’armi; CORRADO di Gaetano, canonico teologo
della cattedrale fiorentina, si distinse per dottrina e pel fervido
apostolato.
La nobile e antica famiglia contrasse affinità coi Durante, coi
Pallastrelli, gli Arcelli, i Rossi, i Paveri Fontana, i Coppalati, gli
Anguissola, gli Scotti, i Cassola, i Tedaldi, i Volpari, i Volpelandi,
ecc.
Della discendenza di Filippo (1393) sopravvivono, riconosciute nel 1907
col titolo di nobile (mf.), due linee, che si ricollegano in Francesco
III, nato a Piacenza nel 1794: MARSILIO, dì Angelo, di Carlo, di
Filippo, di Francesco, Figli: CARLO, n. 1885; Laura, n. 1887; CORRADO,
n. 1889; Elisa, n. 1892; LUIGI, n. 1894; Eugenia, n. 1899. Figlia di
Corrado: Maria Teresa, n. 1922. Figlio di Luigi: CORRADO, n. 1921. Altra
linea: LUIGI, di Carlo, di Filippo, di Francesco. Figli: CORRADO, n.
1908; LUIGI, Eugenia.
Antichissima Casata milanese compresa nella Matricola di Ottone
Visconti. Ad essa competeva il diritto di dare l’ingresso agli
Arcivescovi di Milano, col titolo di Vessilliferi della S. Chiesa
Milanese. Di tale privilegio che si vuole concesso ai suoi famigliari da
ANSPERTO, Arcivescovo di Milano (868-881), che appunto dal diritto
ereditario di portare il gonfalone della Chiesa Ambrosiana presero il
nome di Confalonieri, se ne ha memoria certa fin dal 1000, e venne
ininterrottamente esercitato fino al XVIII secolo. Fu ripristinato come
ricordanza storica dall’unico ramo attualmente fiorente del quale diamo
in seguito lo stato personale, in occasione dell’ingresso dell’attuale
Presule S. Em. il Cardinale Schuster.
Il primo personaggio della famiglia, storicamente noto, è ANSPERTO, già
menzionato, la cui vita è troppo nota perché qui se ne ripetano le
vicende. Diremo che per aver incoronato a Re d’Italia Carlo il Calvo e
Carlo il Grosso, ebbe in dono le terre di Cavenago, Ornago e Palazzolo.
Fece fra l’altro costruire la Chiesa di S. Satiro in Milano, l’atrio di
S. Ambrogio pure in Milano e unitamente ai famigliari la Collegiata dei
SS. Pietro e Paolo in Agliate, la cui pieve era compresa nelle terre che
rimasero per molti secoli infeudate nella Casata. ENRICO è console di
giustizia di Milano nel 1196; ALBERTO stabilisce nel 1258, con altri
primati Milanesi la pace ricordata col nome di S. Ambrogio fra Nobili e
Plebei, pace che doveva tanto contribuire alla successiva floridezza
della città; ERIPRANDO è console di giustizia nel 1277; ALBERTO II è
podestà di Milano nel 1285; BERNABÒ è chiamato ad Alessandria quale
podestà nel 1298; altro BERNABÒ è podestà di Tortona nel 1335. FILIPPO e
GUGLIELMO vengono eletti Decurioni di Milano nel 1340, mentre nel 1388
la medesima carica è coperta da GIACOMO, PORINO ed ERIPRANDO. PAOLO è
console di giustizia di Milano nel 1412. GASPARE, segretario Ducale nel
1480, è padre a DIONIGI, Cancelliere Ducale di Gian Galeazzo Sforza, dal
quale ottiene in donazione una parte delle esazioni fiscali della città
di Milano, nonché privilegi sui dazi di Carate; GIO. LUIGI è capitano di
giustizia nel 1560; VALERIO, Vicario di Provvisione nel 1612, Giudice
Pretorio nel 1616, è creato Senatore da Re Filippo IV nel 1618 e Podestà
di Cremona nel 1620; PIETRO PAOLO, Vicario di Provvisione nel 1646;
FRANCESCO nel 1649, è inviato quale Oratore Straordinario unitamente ad
altri 59 Cavalieri a porgere il benvenuto a S. M. Maria Anna d’Austria,
Regina di Spagna.
GIO. LUIGI, GIO. AGOSTINO e CORRADO, tutti
della Compagnia di Gesù, emersero per opere letterarie e scritti sacri
del XVII secolo. D. CARLO, viene insignito da M. Teresa del titolo di
Marchese con R. I. Diploma 22 aprile 1743. Tale ramo si spegneva verso
la fine del secolo, con la morte dell’unica figlia Maria.
Da GIORGIO, già defunto nel 1401, capo della famiglia e titolare dei
feudi della Pieve di Agliate, discende il ramo attualmente fiorente.
Sono iscritti nel Libro d’Oro della Nob. Ital. e nell’Elenco Uff. Nob.
Ital. 1933, col titolo di Barone (mpr.), in virtù del R. D. di
Concessione 15 novembre 1925 e RR. LL. PP. 22 aprile 1926, Nobile (mf.)
e Nobile dei Baroni (mf.): ENRICO, di Giuseppe, di Pietro Giuseppe, di
Carlo Francesco, Cav. della Cor. d’Italia e dei SS. Maurizio e Lazzaro,
Maggiore degli Alpini, n. a Milano 19 maggio 1861, spos. 10 aprile 1901
con Rachele Giuseppina Cremascoli. Figli: GIUSEPPE VITALIANO, Cav. Uff.
della Corona d’Italia, Cav. dei SS. Maurizio e Lazzaro, Cav. del Tesoro
Sacro del Giappone, ecc., Segretario d’Ambasciata e attualmente R.
Incaricato d’Affari presso il Governo di Norvegia, Dott. in Legge, Ten.
di Cavalleria, n. a Milano 3 marzo 1902, spos. 1° febbraio 1934 con
Franca Clelia Zabban; TULLIO, Dott. in Legge e Scienze Politiche, n. a
Milano 4 marzo 1904; MARIO, Dott. in Scienze Economiche e Commerciali,
n. a Milano 25 dicembre 1904.
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